domenica 18 novembre 2012

Due foodbloggers nel labirinto della spesa

Il nostro blog vuole essere leggero, se non leggiadro (non abbiamo il fisique du role per la leggiadria, né io né Viola), ma a volte la leggerezza diventa insostenibile. E non ci vuole poi molto perché questo accada. A volte basta andare a fare la spesa.. Perché, è inutile negarcelo, di problemi ce ne sono svariati. 
  • problema ambientale: noi sentiamo molto il problema dell'inquinamento e dunque cerchiamo frutta e verdura italiane, per avere almeno la certezza che si sia consumato meno carburante per farle arrivare, e non si debba al nostro pasto una quantità aggiuntiva di CO2 sulle strade e in aria. Perché i dati sono questi:

Prodotto
Paesi
Distanza (Km)
Emissioni (kg CO2 per kg prodotto)
Consumo petrolio (Kg)
Ciliegie
Cile
11.970
21,6
6,9
Mirtilli
Argentina
11.180
20,1
6,4
Anguria
Brasile
9.175
16,5
5,3
Noci
California (Usa)
8.657
15,6
5
More
Messico
8.319
15,0
4,8
Salmone
Alaska
7.847
14,1
4,5
Asparagi
Peru
7.018
12,6
4,0
Meloni
Gudalupe
5.440
9,8
3,1
Melograni
Israele
2.324
4,2
1,3
Fagiolini
Egitto
2.130
3,8
1,2
Fonte: Elaborazioni Coldiretti (*) calcoli effettuati sulla base del trasporto aereo a/r


  •  Multinazionali: nel post in cui descriviamo chi siamo abbiamo già parlato del nostro rapporto con le multinazionali: http://cecieviola.blogspot.it/2012/11/ebbene-si-siamo-due-versatile-bloggers.html Ovvero sta a zero, quando ci riusciamo e per quanto ci riusciamo... A proposito: qualcuno di voi sa dirci se esiste un latte condensato che non sia della nestlè? Io ne avevo trovato uno ma hanno smesso di produrlo e ho tanta nostalgia di certi pasticcini al cocco che con quello preparavo con i ragazzi, quando erano piccini... 
  • rifiuti tossici: sei soddisfatta/o di avere contenuto il tuo personale contributo di CO2? Sei soddisfatta/o di non aver pagato con la tua spesa le armi per i bambini soldato e le motoseghe che azzereranno a breve la foresta amazzonica? Fai una passeggiata virtuale nel web e senti parlare di verdura coltivata tra i rifiuti tossici, mozzarelle sbiancate con la calce e gonfiate con l'acqua ossigenata e amenità del genere...e vedrai che la tua soddisfazione si ridimensiona!
  • Crisi economica: quando rifletto sulla crisi, e penso a che piega far prendere a questo blog, che a volte mi pare non abbia né capo né coda, e che invece potrebbe essere uno strumento utile a fare qualcosa (se solo avessimo chiaro cosa di preciso), mi vengono idee tipo gadget di ricerca sconti o prezzi bassi per chi va a fare la spesa al supermercato. Un'applicazione per cui prima di fare la spesa passi da noi e vedi, per esempio,  in quale supermercato i pomodori costano meno... A parte il fatto che ancora per me questa applicazione è fantascienza, siamo sicure che sia questo quello di cui c' è bisogno? Certo, ieri in televisione un negoziante di Torino (TORINO!) ha detto che lui ha battuto scontrini di 18 centesimi. E che ha messo un omaggio per chi spende 10 euro e non riesce a darlo via, perché nessuno supera quella cifra. Se questa non è crisi... Quando io o Viola, che siamo anche noi in parte colpite dalla crisi (più io, a dire il vero, che pago il mutuo!) andiamo a comprare la pasta di zucchero e lasciamo al chiccaio 14 euro, ebbene sì, finiamo col sentirci un po' in colpa, e per compensare, facciamo la spesa al discount. Ma come fa un barattolo di pomodori a costare 50 centesimi? Quanto hanno dato a quel contadino, a quel bracciante che ha tolto i frutti dalle piante, a quell'operaio che ha inscatolato i pomodori? Ma questo punto si ricollega al secondo, ed ha, spesso, un'unica risposta: ecomafia. Di cosa stiamo parlando? Riportiamo la sinossi del libro di Marco Rizzo "Supermarket Mafia":

Se questo libro fosse un racconto, potremmo dire che questa storia, come molte altre storie, ha radici antiche. Radici che scavano nella terra, in senso letterale. La fortuna e la forza della mafia nel mondo del  commercio all’ingrosso e al dettaglio, in particolare di alimenti, sono  dovute forse anche al legame tra la criminalità organizzata e la terra….”
Un tentacolo della piovra che ci rende tutti inconsapevolmente complici.Dal caporalato passando per le truffe con i fondi europei fino al Racket nel mercato agricolo: un insolito quanto inquietante accordo tra clan siciliani, camorra e ‘ndrangheta che dalla terra arriva nel carrello della spesa.
È dalla terra, dai latifondi siciliani nell’Ottocento, che è emerso il potere mafioso. È con mestieri come il “vaccaro” o il “campiere” che boss del calibro di Tano Badalamenti o Matteo Messina Denaro hanno cominciato la loro ascesa nel crimine. Ed è proprio dai terreni coltivati che inizia la filiera in cui la mafia prova a creare un nuovo – e allo stesso tempo antico – potere. Lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, le minacce agli agricoltori, il racket nel mercato della frutta e della verdura fino al trasporto su ruota che porta il cibo nei supermercati: le mafie attingono da un settore cruciale e florido sin dalle fondamenta.
Marco Rizzo partendo dalle recenti condanne – come quella al “Re Mida”, Giuseppe Grigoli, prestanome di Messina Denaro e della grande distribuzione – svela un intreccio pericoloso che avvolge tutto lo Stivale, tra colletti bianchi, consigli di amministrazione e mercati del Nord Italia, uffici dei ministeri romani e boss locali dell’entroterra siciliano o campano.
«Una catena di supermercati senza il sostegno o l’interesse diretto di Cosa Nostra non può nascere. Quando una persona pulita, sia come gestore di supermercati e sia come imprenditore qualsiasi, si muove, deve avere almeno in Sicilia una copertura alle spalle». Nino Giuffrè, collaboratore di giustizia.
MARCO RIZZO E’ giornalista e sceneggiatore. Per «l’Unità» cura il blog Muble Muble. Ha scritto per varie testate siciliane e nazionali e per l’agenzia Ansa. Vincitore del Premio Giancarlo Siani e del Premio della Satira di Forte dei Marmi, ha sceneggiato le biografie a fumetti di personaggi come Peppino Impastato, Che Guevara e Mauro Rostagno, tradotte anche all’estero."
link per leggere i primi capitoli del libro di Marco RizzoSUPERMARKET MAFIA. A tavola con Cosa NostraCastelvecchi RX, 23 novembre 2011
http://www.evidenzialibri.it/marco-rizzo-supermarket-mafia-a-tavola-con-cosa-nostra/


Ma allora, non c'è scampo? Che si può fare? imparare a non mangiare, come l'asino della famosa storia? Solo che l'asino di quella storia proprio quando aveva appena imparato a non mangiare, finì col morire... Chissà perché? O ridurre il cibo al minimo indispensabile, per non compromettersi troppo e azzerare dunque la passione che ci lega tutte e tutti, almeno noi che facciamo parte di questa assemblea virtuale dei food blogger? Una speranza forse c'è. In parte io l'ho trovata leggendo una semplice sinossi, che di seguito vi riporto:


L'ultima cena
L'ultima cena

"L'appetito vien mangiando, e di appetiti, si sa, le mafie ne hanno tanti. Tuttavia la ricostruzione, fatta da Peppe Ruggiero nel suo ultimo libro: “L’ultima cena, a tavola con i boss” l’appetito lo toglie. Il business dell’agroalimentare, fiore all’occhiello dell’economia italiana è pesantemente gravato dalle organizzazioni criminali italiane. Ortaggi, verdure, carni, formaggi, pesce, caffè, direttamente o indirettamente subiscono condizionamenti mafiosi.
 I boss non si fanno scrupoli, controllano buona parte della filiera alimentare, dalla produzione alla commercializzazione. Impongono i prodotti che, in barba alle leggi del mercato, vengono venduti in regime di monopolio criminale. Impongono i prezzi, e non avendo concorrenti, li gonfiano a loro piacimento. Impongono, anche, le ditte che i prodotti alimentari li trasportano, da sud a nord, verso i mercati ortofrutticoli italiani. Fondi, in provincia di Latina, in primis. I prodotti agricoli spesso, troppo spesso, provengono da imprese prestanome. Messe in piedi per riciclare denaro sporco, frutto dei più svariati traffici criminali. Prodotti, inoltre, che spesso sono loro stessi sporchi. L’appetito di denaro dei boss impone l’utilizzo della qualsiasi pur di ottenere il massimo profitto con la minima spesa. Escludendo, di fatto, il rispetto delle norme igieniche più elementari per la produzione e la lavorazione, nonchè il rispetto delle condizioni di lavoro di chi in quelle terre ci lavora.
Alimenti poco sicuri  quindi, per chi li mangia e per chi li fa. Vongole e cozze pescate in zone inquinate, come succede nei pressi del porto di Marghera, una tra le zone più inquinate in Italia nelle cui acque sono state sversate: «500.000 tonnellate di sostanze inquinanti, tra le quali idrocarburi, diossina, mercurio e piombo» , ma vendute come prodotti di prima scelta e cucinate da famiglie ignare. Pesce di camorra a Napoli, dove i boss in interi quartieri hanno gestito il business dell’acqua di mare, utilizzata dai pescivendoli per mantenere il prodotto fresco. Peccato che l’acqua fornita dalle organizzazioni criminali fosse quella proveniente da tratti di mare inquinati e, caricata nei mezzi più svariati, autospurgo inclusi. Per non parlare delle bufale, origine della ricchezza e delle nefandezze dei clan dei Casalesi. Dalla mozzarella prodotta con latte di bufale infette, all’importazione di bovini malati destinati alla macellazione per il mercato nazionale. Mozzarelle che diventano blu e fette di carne di bufale malate. 
Una truffa ai danni dello Stato, dei consumatori e dei tanti produttori che lavorano onestamente. «Latte di bufala mischiato con latte vaccino – scrive Ruggiero – con l’aggiunta di acqua ossigenata per “gonfiare” la mozzarella. Addirittura il ricorso alla calce per sbiancare il prodotto». Scene da film dell’orrore. Quelle raccontate da Peppe Ruggiero sono pagine che riprendono il percorso iniziato dall’autore con “Biutiful Cauntri”, il documentario scaturito nel bel mezzo dello scandalo rifiuti in Campania. Perché i boss in Campania, ma non solo in Campania, uccidono inquinando e distruggendo il territorio. Avvelenano la terra, le acque e l’aria con gli scarti peggiori delle lavorazioni industriali. 
Distruggendo un settore, quello agroalimentare, da sempre orgoglio del nostro Paese per qualità. «La Campania è la vera Chernobyl italiana. Qui – scrive Ruggiero – in soli tre anni sono stati smaltiti circa 15 milioni di tonnellate di veleni». «Il tempo della denuncia è scaduto – continua – restiamo in attesa che lo Stato prenda coscienza e si renda credibile». Un duro atto di accusa, che attende, purtroppo ancora una chiara risposta da parte delle istituzioni. Una risposta tuttavia è arrivata. Dalla società responsabile. Le cooperative sorte sui terreni confiscati ai boss. 
In Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Lazio. Il “giusto” di legalità è il marchio dei prodotti di Libera Terra. Una “spina nel fianco” delle organizzazioni criminali che segna la via di uno sviluppo sostenibile e “pulito”. E credibile.

http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=12547

In più c'è qualcosa che possiamo fare, personalmente. Me lo ha dimostrato ieri l'amica Veronica del blog "Dolci Armonie", che ha dato notizia della V Giornata Antiracket:
http://dolciarmonie.blogspot.it/2012/11/v-giornata-antiracket-agli-oleifici.html
C'è sempre qualcosa che, pur nel nostro piccolo, si può fare! Dunque, facciamolo! 

6 commenti:

  1. Veramente un post stupendo cara.In quanto Siciliana,ti ringrazio di aver divulgato questo che a volte viene considerato uno scomodo argomento da trattare.Un abbraccio

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  2. Figurati! Grazie a te per aver dato uno spunto che spero venga raccolta anche da altre/i nostre/i colleghe/i. Un abbraccio
    Cecilia

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  3. Che post interessantissimo, condivido in pieno.. per quanto scomodo sia, come argomento, bisogna parlarne perchè è giusto farlo! Complimenti ragazze, avete un blog stupendo e vi seguirò con affetto e piacere! :) Un abbraccio forte e buona serata! :)

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    1. Ciao Ely, è un piacere averti tra di noi! E complimenti ancora per il tuo blog!
      Cecilia e Viola

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  4. Che bella sorpresa il vostro blog, e che spettacolo il post! Ora copio, incollo e stampo: questo post va dritto dritto sul mio frigo, per averlo sempre sott occchio! Grazie per essere passate dal mio blogghino!
    Mi unisco ai vostri affezionati lettori!
    A presto,
    Sara

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    1. Ciao Sara! Siamo proprio contente che tu sia venuta a trovarci! Grazie per l'apprezzamento e per la condivisione! A presto
      Cecilia e Viola

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