sabato 16 settembre 2017

Il nemico non ci prenderà per fame


E' davvero tantissimo che non pubblichiamo nulla.... che volete che vi dica: la vita è frenetica, gli impegni tanti, le domande sul senso di scrivere su un blog altrettante... Ma oggi ho sentito bisogno di scrivere di nuovo. 
Noi siamo di Livorno, e voi saprete cos'è successo qui in questi giorni. Non ci basteranno le lacrime di ogni componente della città per piangere i nostro otto caduti, vittime dello scempio che abbiamo fatto del nostro pianeta. Fiumi di fango hanno violato le nostre zone più belle: Montenero, Antignano, Collinaia, Ardenza, il Viale Italia. Qualcuno ha scritto su facebook che ci sentiamo alluvionata anche l'anima. Ma se sapete tutto questo, saprete anche che siamo scesi per strada in centinaia, stivali di gomma ai piedi, guanti alle mani, chi con una pala, chi con una scopa in mano, per andare nei luoghi feriti, a chiedere: "C'è bisogno, qui da voi?".... Sono cadute le barriere sociali, etniche, politiche. Come se chiunque avesse subito l'onta del fango fosse un parente, un amico fraterno. E chiunque ha trovato qualcosa da fare: i/le giovani a spalare, togliere tronchi, spostare automobili accatastate l'una sull'altra, i/le più grandi a togliere l'acqua dai piani bassi, a cominciare a pulire, perché quelle grotte ritornassero ad essere case. 
Ma di queste cose ne hanno parlato in tanti. L'aspetto su cui riflettevo stamani, mentre andavo a fare la spesa perché una settimana di lavoro e volontariato senza soluzione di continuità hanno portato allo svuotamento del frigo, del congelatore e della dispensa, è che a Livorno il nemico, in questo caso l'alluvione, non ci prenderà per fame. Dal primo giorno di lavoro in una delle zone più colpite, Collinaia, un camper attrezzato della Misericordia aveva allestito un punto ristoro, mentre dei volontari portavano cestini con acqua e panini a chi era ancora immerso nel fango. Io e Niccolò ci siamo seduti a mangiare (anch'io, perché la Misericordia aveva pensato anche ai celiaci) accanto ad un gruppo di tifosi della curva nord del Livorno: Nicco ha dovuto dire basta, perché continuavano a rimpinzarlo di schiacciata (focaccia) col prosciutto. Poi siamo andati a spalare presso un circolo dove avrebbe dovuto svolgersi la sera prima la tradizionale "Festa dell'Uva", e la signora ci ha detto: "Bellini, bimbi (grazie signora!) vi dò un po' del dolcino che si doveva da' ieri sera, eh?". I ristoranti delle zone colpite hanno offerto pasti gratis ai volontari, altri volontari hanno garantito pranzi e merende a chi era in zone distanti dai punti ristoro, moltissimi negozi di generi alimentari hanno fatto donazioni, famosi bar della città hanno inviato paste e brioches ai/alle nostri/e bimbi/e della mota, come sono stati ribattezzati i nostri angeli del fango. E mi è tornato in mente il mio nonno, e la sua saggezza popolare di padre di famiglia che ha affrontato la guerra, lo sfollamento, la miseria.. "Ricordati che devi cercare sempre di stare bene"... Voi direte che non si può stare bene con il cuore ferito dalla morte dei nostri concittadini, con le case sfregiate dal fango, con le aziende in ginocchio. Non si può stare bene. Ma si può stare meglio. Anche una focaccina per celiaci con il prosciutto cotto, per esempio, mi ha fatto stare un po' meglio. Il comfort food, del resto, noi livornesi non lo abbiamo inventato, però lo pratichiamo. E con successo.

Ps: le foto non sono mie, ma le ho prese dal web. Io avevo il cellulare in tasca e le mani nel fango





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