sabato 31 gennaio 2015

Le madeleines, altro che comfort food!

"Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati maddalene, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. 


E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale..(-)"


Anche a me il sapore delle madeleines evoca ricordi bellissimi.. quelli legati alla mia nonna paterna, che all'epoca mi pareva vecchissima, bianca e piccina, proprio come quelle delle favole. E degna di una favola era la sua dolcezza. Mentre mia mamma non indulgeva con i dolci, poiché per lei il cibo era (ed è tuttora!) fatto per sostenere il corpo, e dunque giustificato solo nel giusto e congruo quantitativo sufficiente a fare andare avanti la macchina umana (anche la mia macchinina, all'epoca), Nonna conosceva bene quanto il cibo non fosse solo carburante del corpo ma sostegno dello spirito. Ecco che la mia (nostra, a dire il vero, perchè la sperimentatrice è stata Viola) ricetta non sarà l'originale, ma quella che si avvicina di più al mio ricordo. Per questo c'è la farina di mandorle e l'acqua di fiori d'arancio. Chi ci conosce sa che io sono la scavolona del duo, mentre Viola è la purista.. ma perfino lei ha capito quanto mi piacesse questa mia personale "ricerca del tempo perduto".



Ingredienti per 15- 18 madeleines

100 grammi di farina 00 
20 grammi di farina di mandorle
100 grammi di burro
2 uova
120 grammi di zucchero a velo
5 grammi di lievito vanillinato
1 cucchiaino di acqua di fiori d'arancio

Versione senza glutine
150 grammi di preparato senza glutine per torta margherita
20 grammi di farina di mandorle
100 grammi di burro
2 uova
80 grammi di zucchero semolato macinato a velo
1 cucchiaino di acqua di fiori d'arancio

Procedimento
Sciogliete il burro a fuoco dolce o nel microonde e lasciatelo a raffreddarsi; nel frattempo montate le uova intere con lo zucchero a velo, fintanto che il composto non sia diventato chiaro e spumoso.
Miscelate insieme le farine e il lievito e unitele, passandole per un setaccio, al composto di uova. Aggiungete a filo il burro fuso freddo e l'acqua di fiori d'arancio e amalgamate perfettamente il composto, facendo attenzione al fatto che non ci siano grumi. Versate nello stampo apposito, riempiendo le conchiglie per 2 terzi; il nostro è di silicone e non c'è bisogno di nulla. Se avete quello in metallo ungetelo appena con un po' di burro e infarinatelo.
Mettete in forno caldo a 220° (a me sembravano troppi, ma su questo Viola è stata irremovibile..) per 4 minuti: vedrete che cominceranno a gonfiarsi.. quindi abbassate il forno a 180° per altri 4 minuti. Le nostre ci sono state 5 minuti, per questo i bordi si sono un po' abbronzati... ma del resto, sono madeleines di Livorno, e noi livornesi siamo famosi per essere abbronzati da aprile a novembre.... 



"( - ) Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva ? Che senso aveva ? Dove fermarla? Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. E’ chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. E’ stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione ( e proprio ora ), per uno schiarimento decisivo. Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la verità…retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più…ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi…All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio…."

(Marcel Proust, Dalla parte di Swann)

giovedì 29 gennaio 2015

torta a tre piani per essere in pari

Visto che mi sono ripromessa di essere una blogger diligente, ho deciso di ripartire anche con la partecipazione ai contest. E per partecipare a un contest di compleanno, cosa c'è di meglio di una torta? Ecco che per il contest del Blog "Ajò a pappai!!!" ripubblichiamo la torta di compleanno che sul blog ha riscosso il maggior successo: la torta del 18 esimo compleanno a tre piani

                                             Secondo contest #HappyBirthdayAjoaPappai


Una torta a tre piani per festeggiare i diciotto anni e un mini tutorial per fiori modaioli

L'idea l'ha portata a Viola direttamente la festeggiata: perché non fare una torta dei diciotto anni raffinata come una torta di matrimonio? E perché non intonare la decorazione all'abbigliamento di questo imporatntissimo giorno? Già perché dalle foto si vede che la mise di Natasha è in nero, ma non si vedono le scarpe... 
E sapete di colore sono? Di quel verde acqua che colora i fiori chiari, ovviamente! Viola ha cercato il "ral" esatto, e dopo vari tentativi, ha raggiunto anche nella pasta di zucchero il colore desiderato. 
Nemmeno una piccola scritta. Solo fiori, nastri e perline. E tutto, rigorosamente, di zucchero. 


La torta era di pan di Spagna (http://cecieviola.blogspot.it/2013/07/pan-di-spagna-sprint-per-una-romantica.html) e crema Chantilly (http://cecieviola.blogspot.it/2013/06/spirito-doriente-ovvero-la-torta-di.html) con gocce di cioccolato fondente, e la decorazione interamente di pasta di zucchero. Qui mettiamo un piccolo tutorial sui fiori, d'effetto e relativamente facili. Purtoppo però delicatissimi: insieme alla torta ne abbiamo previsti un'altra serie da portare al bisogno, in caso con il trasporto ci fossero stati dei caduti...


spolverizzare il piano con abbondante zucchero a velo

fate una sfera di pasta di zucchero e appiattitela

Spianate il cerhio di pasta col mattarello

Togliete l'eccesso di zucchero a velo con un pennello adatto allo scopo
Incidete dalla pasta la forma del fiore a cinque petali (quello che si usa anche per la rosa) 
Con l'attrezzo apposito assottigliate i bordi dei petali

Con la carta di alluminio preparate un piccolo cono

Appoggiate il fiore sopra il cono di carta di alluminio, sovrammettendo il bordo di un petalo all'altro.
Un ottimo sistema per disporre "in piega" un gran numero di fiori, a costo zero, è quello di metterli nei contenitori da uova di plastica, dopo aver lavati questi ultimi avertli e tenuti a bagno in acqua e amuchina per almeno un' ora e dopo averli ben risciacquati e asciugati
 E, a giudicare dall'espressione radiosa, la torta è piaciuta anche alla festeggiata!





mercoledì 28 gennaio 2015

Rosti sperimentali alla paprica: ricettina semplice per non perdere l'abitudine...

Come gli alcolisti che si sono disintossicati hanno terrore della bottiglia, io che sono stata lontana e ho faticato a riattivarmi sul blog ho un po' di terrore di bloccarmi di nuovo... Ahahah! Niente di così tragico, ma questo spazio ritagliato con fatica me lo ero tirato sù, come si dice dalle mie parti, con le mollichine, e lo stop mi è proprio pesato... Così mi sono fatta la promessa di cercare di postare almeno un paio di volte alla settimana, per non perdere di nuovo l'abitudine...
da qui questo post, semplice come questa ricettina: i rosti di patate.

Niente di più facile: patate, poco olio, sale, paprica. Tutto a occhio, secondo i vostri gusti.


Si sbucciano e si sciacquano le patate e si dà loro una tritata grossolana, si aggiunge al trito un filo d'olio, una macinata di sale, una spolverizzata di paprica e si mescola il composto...

Si deposita una cucchiaiata di composto su una teglia leggermente unta di olio evo e si appiattisce a farne una specie di cialdina. Si inforna a 180° per 10- 15 minuti per lato e si serve, caldo, tiepido o freddo, da solo o come base per stuzzichini, che poi proveremo a cucinare. 
Tutto qui.
Hanno un solo difetto, siccome vanno via che è una bellezza, anche se ne preparate qualche teglia sembreranno sempre pochi! 


Ciao a tutte e a tutti!




martedì 27 gennaio 2015

Scusate, avrei voluto poter caricare un post diverso. 
Avrei voluto che non fosse mai successo niente da dover ricordare per tutta la vita e di cui tramandare la terribile memoria ai miei figli. 
Ma purtroppo la Shoa è esistita. Insieme ad altri stermini e genocidi in cui la razza umana ha potuto dimostrare tutta l'efferatezza di cui è capace. 
E malgrado insieme agli ebrei i nazisti abbiano cercato di sterminare molte altre persone. Omosessuali, zingari, i dissidenti politici... 
Ciò non limita l'enormità di questo crimine. Che si ricorda oggi, 27 gennaio. 
E oggi io lo voglio ricordare. Senza retorica e senza le immagini che mi straziano. Il mio cuore è già straziato, ogni volta che penso a quell'inaudita crudeltà. Così penso sia anche il vostro.  
Ma una canzone, una poesia in musica, questa me la voglio, ce la voglio regalare.




Per non smettere mai di ricordare

Vi abbraccio

Cecilia

venerdì 23 gennaio 2015

torta Barbie a volants di zucchero

Salve a tutti/e
Giusto per ripercorrere le tappe del tempo perduto senza postare, vi mostriamo qualche opera del passato prossimo. Questa è la torta di compleanno per una bambina di tre anni, che Viola ha realizzato qualche mese fa. 
Con questo post partecipiamo al linky del blog "Creativity linky Party"


Ebbene sì, la Barbie nel frigo è stata una presenza un po' inquietante.... soprattutto per la sua magrezza. E' stata un monito alla fame compulsiva delle feste. Aprivi lo sportello e la trovavi lì, con quel suo vitino di vespa, con quel sorrisino ironico... Ti viene d'istinto richiudere subito. La consigliamo a chi si voglia rimettere in forma.




Scherzi a parte, la torta è pan di Spagna al cioccolato con crema pasticcera; le decorazioni sono in pasta di zucchero, con qualche aggiunta di perline e nastri di raso. Le prime commestibili, il secondo no. Non si può avere tutto dalla vita...



Ingredienti per il pan di spagna

6 uova
160 grammi di farina
20 grammi di cacao amaro in polvere
200 grammi di zucchero
1 bustina di vanillina

per la bagna
1 bicchiere di acqua naturale
80 grammi di zucchero
un bicchierino di grand Marnier (o simili)

per la crema pasticcera
4 tuorli
100 grammi di zucchero
50 grammi di farina
mezzo litro di latte
la buccia grattata di un limone non trattato

Procedimento
Montate le uova con lo zucchero per almeno 15 minuti (io le ho montate troppo, e il pan di spagna è lievitato tanto, ma ha perso il suo colore...mimosa!) La consistenza era meravigliosa, ma il colore mi ha proprio tradito! Dunque scegliete voi cosa privilegiare e scegliete il tempo giusto ai vostri desiderata.


Setacciate la farina e la vanillina, alemo due volte


 e aggiungetele al composto di uova e zucchero


Infornate in forno a 170° per venti minuti, poi abbassate il calore a 140° e lasciate altre dieci minuti. Dopo i primi 25 minuti potrete fare la prova stecchino, MA NON PRIMA! Il pan di spagna è permalosissimo, e si sgonfia con una facilità inaudita! Versate il composto in due tortiere da venti centimetri di diametro.
Intanto preparate la crema pasticcera


Mescolate i tuorli con lo zucchero e poco latte; mettete intanto a scaldare il resto del latte.

Aggiungete alla miscela la farina setacciata


Aggiungete il restante latte tolto dal fuoco continuando a mescolare


Fate bollire a fuoco dolcissimo per almeno due minuti, senza mai smettere di mescolare.  Togliete dal fuoco e fate raffreddare, ricordandovi di mescolare di tanto in tanto per non far venire la pellicina sopra alla preparazione.
Prima di utilizzare la crema lasciatela raffreddare benissimo. 
Lasciate la torta assemblata in frigo almeno per 4 ore e procedete con la stuccatura con la crema al burro.

Ricetta della crema al burro

Ingredienti

  • 100 grammi di burro freschissimo
  • 100 grammi di zucchero a velo
  • 1 bustina di vanillina
  • 4 cucchiani di latte o la stessa quantità di liquore dolce, da unire al composto solo al bisogno

Procedimento

  • Montare il burro (dopo averlo passato per 40 secondi al microonde) con lo sbattitore elettrico
  •  Amalgamare lo zucchero a velo passato al setaccio precedentemente unito alla vanillina sempre con lo sbattitore
  • Unire i quattro cucchiai di latte o liquore (io l'ultima volta ho messo del liquore al mandarino)

P.S: se dovete aggiungere colorante liquido, tenete conto della consistenza della crema; potrebbe non esserci bisogno di ulteriori liquidi

Nota Bene: più il burro è fresco e di buona qualità, più la crema è buona; sembra scontato ma non lo è...


Lasciate raffreddare e consolidare per altre 8 ore in frigo. Lo sappiamo, è una preparazione lunga, ma alla fine ne varrà la pena!





martedì 20 gennaio 2015

torta della squadra del cuore (amaranto) per i 18 anni

Non è la prima volta che la passione per lo sport determina risultati notevoli; secondo me questa torta che ha preparato Viola unisce la semplicità alla perfezione della realizzazione. E non sia mai che abbia portato bene? Oggi i giornali locali titolavano "Livorno col botto!"....





Ingredienti
250 grammi di burro
400 grammi di zucchero
250 ml di latte intero
150 grammi di cioccolato fondente o al latte (noi il secondo)
100 grammi di cacao amaro in polvere
3 uova
200 grammi di farina 00
1 bustina di lievito vanigliato

Procedimento
Preriscaldate il forno a 160° e intanto mettete in una pentola antiaderente il burro, lo zucchero, il latte e il cioccolato spezzetato e fate sciogliere a fuoco dolcissimo senza far sobbollire. Spengete e lasciate intiepidire. Una volta che il composto si sarà raffreddato trasferitelo in una ciotola o in una planetaria e aggiungete farina miscelata con il lievito e il cacao in polvere e un uovo alla volta. Quando l'amalgama risulterà perfetto versatelo in una teglia foderata con carta da forno e ponete in forno caldo per un'ora e 15 minuti. Fate comunque la prova stecchino una volta passata l'ora di cottura. Aspettate che la torta si sia raffreddata prima di toglierla dalla teglia. Questa torta è sufficientemente grassa e umida da non necessitare di bagna. 
Viola ha tagliato ogni torta in due parti e l'ha farcita con crema chantilly

Crema chantilly
4 tuorli
100 grammi di zucchero
50 grammi di farina
mezzo litro di latte
una bustina di vanillina
300 grammi di  panna montata zuccherata

Procedimento
  • Mescolate i tuorli con lo zucchero e poco latte; mettete intanto a scaldare il resto del latte.
  • Aggiungete alla miscela la farina setacciata
  • Aggiungete il restante latte tolto dal fuoco continuando a mescolare
  • Fate bollire a fuoco dolcissimo per almeno due minuti, senza mai smettere di mescolare. 
  •  Togliete dal fuoco e fate raffreddare, ricordandovi di mescolare di tanto in tanto per non far venire la pellicina sopra alla preparazione.
  • Quando la crema sarà perfettamente raffreddata aggiungete la panna montata

domenica 18 gennaio 2015

Tortine e copertine


Vi ho già parlato della crisi che mi ha tenuto lontano dal blog, in questi mesi.... adesso vorrei dirvi come mi sono sentita, in questi giorni, a ritornare.

Ricordo che mi colpì molto, in un libro che lessi molto tempo fa,  un personaggio che raccontava di come la sua fidanzata superasse le sconfitte della vita (non ricordo bene, forse si trattava di provini andati male, o bocciature ad esami universitari) infilandosi a letto, con la termocoperta accesa. 
Io non amo stare a letto, e la termocoperta mi spaventa in quanto diavoleria moderna (sapete, per me è ancora un mistero lo sciacquone). Però questa immagine mi comunicò un'idea di nido, di riparo da tutto e da tutti e mi dissi che, sì, la fidanzata di quel personaggio aveva trovato un buon modo per consolarsi e riparare le ferite. Una termocoperta al posto della copertina di Linus.
Ecco, io ho trovato la mia termocoperta, o la mia copertina di Linus. Non è di lana, nè tantomeno elettrica anche se è tecnologica. Mi scalda e mi copre, pur non producendo calore e non avendo uno spazio fisico, né una consistenza. E' questo blog. Ed è solo grazie a voi.


Ma ora bando alle romanticherie: per non lasciarsi andare è opportuno lavorare, e dunque postare. Siccome però il tempo è mancato, e la macchina fotografica pure (la batteria si è scaricata sul più bello), per non perdere l'abbrivio (a Livorno si dice così per parlare della spinta iniziale..), ho deciso di ripubblicare una ricetta di Viola. Ci scuseranno le lettrici e i lettori che l'hanno già letta, ma devo trovare una strategia o rischio di avere un altro stop.. e non voglio uscire di nuovo da sotto la mia copertina- termocoperta virtuale...!





Ingredienti

400 g di farina

un pizzico di sale

250 grammi di margarina a pezzetti

 180 grammi di zucchero bianco

  150 grammi di farina di nocciole

    120 grammi di zucchero di canna

 acqua fredda q.b.



Procedimento
Mescolate le farine con gli zuccheri. Se siete delle amanti del procedimento a fontana fate la margarina a pezzetti e mettetela nel centro del vulcanetto di farine e zuccheri e impastate Se siete grezze come me infilate prima le farine, poi gli zuccheri nel mixer, poi la margarina a cubetti e avviate; se necessario aggiustate con acqua fredda a cucchiai, finché l'impasto non raggiunge la giusta consistenza. Fate raffreddare per mezz'ora e tirate in una sfoglia con cui fodererete degli stampini da muffin. Bucherellateli e lasciateli riposare. Intanto preparate la ganache vegetale. Ah, dimenticavo! Tagliate con un coppapasta tondo dei biscotti nello stesso numero dei cups.


Ganache al cioccolato
Ingredienti
200 grammi di cioccolato fondente senza latte
200 grammi di panna vegetale

Procedimento














Fondete il cioccolato a bagnomaria, raffreddandolo aggiungendo almeno 50 grammi di cioccolato a scaglie.

Aggiungete, quando il cioccolato sarà abbastanza freddo, la panna vegetale e mescolate, finché il composto sarà omogeneo. Versatelo nei cups crudi e bucherellati fino quasi al riempimento, quindi coprite con il biscotto e infornate a forno caldo a 160°. 







Basteranno venti minuti. Qui non vale la prova stecchino, perché dentro la ganache resta morbida comunque, ed è il bello di queste tortine, croccanti fuori e morbidine dentro. Vale piuttosto la prova "occhio di lince": la doratura deve essere appena accennata, perché altrimenti questo impasto tende ad indurire un po' troppo. Ciò non deve tuttavia spaventarvi, anzi, farvi venire voglia di cimentarvi in queste deliziose tortine 100% vegetali!

martedì 13 gennaio 2015

Un sogno fuori dal cassetto


Ebbene sì, l'ho fatto!

Ho sfilato il mio sogno dal cassetto e l'ho consegnato al web. Non voglio farmi pubblicità, ma presentarvelo, come si fa con un neonato quando lo si porta per la prima volta in famiglia, che sia con un battesimo o con una festa laica.
Non è un libro di ricette, ma almeno una ricetta, o meglio, una preparazione, la riporta. E con questa, care amiche e cari amici blogghettari, vi presento la mia creatura. Qui a parlare è Marta, una giovane ricercatrice precaria, una dei due protagonisti:
"Ho letto la ricetta, ho messo Gisela a montare il bianco delle uova a neve ferma, la nonna a girare la farina di fecola insieme al lievito e alla farina bianca, mentre io mi sono messa a montare il giallo delle uova con lo zucchero. Mi è venuto in mente un libro che avevo letto anni prima, che mi aveva regalato Ilaria: “Scrivere Zen”: "Quando si prepara una torta, ci si procurano degli ingredienti: zucchero, lievito, uova, latte. Si mettono in una ciotola e si amalgamano bene bene, ma questa non è una torta. Adesso bisogna metterla in forno, e aggiungere calore, cioè energia, così da trasformarla in torta, e questa non assomiglia affatto agli ingredienti da cui siamo partiti. Mi vengono in mente quei genitori che negli anni Sessanta non riuscivano a riconoscere i loro figli negli Hippie che si trovavano di fronte. Il latte e le uova guardano la torta: "Non è roba nostra". Non uova, non latte, ma la figlia laureata di genitori immigrati: una straniera in casa sua.". Io ero una torta che non riconosceva il suo latte e soprattutto le sue uova. Ma ero anche le uova di qualcosa che sarebbe divenuto una torta. Ci saremmo riconosciuti l’un l’altra, domani?
Alla fine l’impasto è stato pronto. L’ho messo in forno e ho consegnato le ciotole alla nonna, come si fa con i bambini golosi. Lei le ha pulite bene col cucchiaio e poi le ha rigovernate, accuratamente. Mi sembra che stia addirittura migliorando, anche se questa ipotesi è tra le più assurde che si possano formulare. Dopo quaranta minuti ho sfornato la torta. All’aspetto era belloccia, ma come potevamo sapere se era anche buona? La nonna la guardava con gli occhi da cerbiatto, carezzandone la superficie un po’ irregolare, ispezionandone i bordi inclinando la testa, valutandone l’eventuale morbidezza. “Ma è finita così…?”, ha detto Gisela, “...così asciutta?” Giusto, non era finita; sembrava un dolce un po’ da fame, come il ciambellone che faceva mia madre quando eravamo piccole nei suoi rari momenti di casilinghitudine, e che mio padre chiamava “lo strozzapreti”. Si doveva fare il ripieno, e poi magari una copertura. Ho aperto il frigo ma non c’era che un uovo residuo. Oltre alla verdura, due lattine di cocacola e a qualche briciolina, decisamente inservibili per il nostro scopo. Gisela allora ha detto: “io pensare…” ed è scesa di nuovo al negozio all’angolo. In un attimo è ritornata con un barattolo gigantesco di nutella e con un vasetto di mascarpone . Dopodiché si è lavata le mani, si è rimessa il grembiule e mi ha detto: “Montare altro bianco uove con zucchero”. Ho ubbidito. In un’altra vita devo essere stata un pastore tedesco, perché i comandi secchi mi fanno sempre scattare sull’attenti. Non so perché. Non è nemmeno tanto un bene, tra l’altro. Ma stavolta ero giustificata. Gisela conosce poco la nostra lingua, e quindi la sua assertività non è dettata dalla prepotenza ma dalla necessità di farsi capire. Comunque ne è venuto fuori una cosa sorprendente, che chissà quanti conoscevano e apprezzavano, ma che io ho assaggiato ieri per la prima volta. Ho aperto la torta e l’ho farcita, dopodiché l’ho richiusa. Dopo l’operazione la torta stava lì, farcita ma un po’ sbilenca. Le mancava ancora qualcosa. Siamo rimaste qualche minuto tutte e tre intente a rimirarla. Pendeva un po’ da un lato, e nel complesso non faceva un grande effetto, a vederla, con quel suo capoccione un po’ crostoso. Allora Gisela ha ripreso il suo ruolo di generale degli Ustacha e ha detto: “Penzare a copertura torta? io aiuta: tu sbatte altro bianco con zucchero e prendi cacao in polvere” Intanto lei si era messa a tagliare la parte superficiale della torta, che abbiamo afferrato e mangiato tutte e tre, per sentire come era venuta. Buonissima. Meno male. Poi ha zeppato lievemente la farcitura, ha spennellato di marmellata tutta la superficie dell’opera e infine ci ha versato sopra la glassa al cioccolato. Alla fine era un vero capolavoro, tipo la torta che il vecchio pasticcere ebreo dà alla sua allieva nel film “La finestra di fronte”. La nonna sembrava estasiata. Ma la torta doveva stare al fresco, per rapprendersi e conservarsi, inesorabilmente. Al lieve tonfo della porta del frigo la nonna ha emesso un piccolo sospiro. Allora mi è venuta un’idea. Ho tirato fuori dalla madia di formica il pane, quello di campagna, con poco sale, che mangiamo di solito, ne ho affettate tre fette e le ho spalmate di nutella. Poi ho preso un pentolino, ci ho messo un po’ d’acqua e l'ho messo sul fuoco, con dentro la lattina di cocacola. Quando è stata abbastanza tiepida ho preso tre bicchieri e tre piatti, ho fatto le parti e ho detto: “Alla salute!”. Tre donne per una torta. E io che mangiavo qualcosa di molto calorico, come non facevo più da almeno tredici anni! Mi sono sentita come se avessi avuto davvero una famiglia. Una strana famiglia, di quelle dei romanzi della Yoshimoto. Ma una strana famiglia è sempre meglio di niente."

domenica 11 gennaio 2015

torniamo a tavola !!!!!

Salve a tutte; ci sarebbe tanto da dire, su questa assenza più che prolungata: la dedizione assoluta ad un progetto che poi è fallito, lo sconcerto e la difficoltà di reagire a quel fallimento, l'ansia esistenziale che ha assalito soprattutto me, alle prese con problemi anche piccoli, ma affastellatisi uno sull'altro nel periodo in cui mi sono lasciata risucchiare... 
In più, dopo mesi trascorsi sulla posta elettronica e sul pc, nel pieno dell'agone politico, avevo maturato anche una certa nausea per il web. Sapete, chi è abituato alla correttezza e alla cura delle relazioni fa molta fatica ad affrontare un sistema opposto.... 
Avevo pensato addirittura di abbandonare tutto, finché per caso, entrando nel blog per cercare una ricetta, ho dato un'occhiata alle statistiche.. Beh, se ancora ci sono lettrici/lettori di "Frizzi e Pasticci", un po' ogni giorno, che si affacciano su queste pagine, deve esserci ancora un blog.
Per questo credo sia il caso di rimboccarsi di nuovo le maniche, imbracciare mestoli, coltelli da cucina e forchettoni, e ripartire.
E ripartire con uno spirito nuovo, anche, come dire.."di servizio", per servire ad una nuova causa, ovvero quella di contenere questo senso di incertezza, da una parte, e di incombenza della crisi dall'altra.
In fondo la concretezza è l'unica cosa che può riscattarci dall'angoscia. E cosa c'è di più concreto del cibo? Un anonimo ha detto che "Il corpo diventa ciò che sono gli alimenti, come lo spirito diventa ciò che sono i pensieri". Ecco, adesso io voglio tornare a dedicarmi anche a ciò che diventa corpo. Spero che se ne gioverà anche il mio spirito, ancora un po' ferito...

Cena anticrisi per attenti cercatori di risparmio


        

Ingredienti per 4 persone
per la pasta:
320 grammi di pasta
300 grammi di preparato surgelato per spaghetti
200 grammi di pomodorini ciliegini
1 spicchio di aglio
1/2 bicchiere di vino bianco
peperoncino, sale e olio evo q.b
prezzemolo fresco

per i merluzzetti decorati
800 grammi di merluzzi congelati di provenienza controllata
400 grammi di di pomodorini ciliegini
2 spicchi di aglio
1/2 bicchiere di vino bianco
2 cucchiai di capperi in salamoia dissalati
10 aggiughe sott'olio
 sale e olio evo q.b.

Preparazione degli spaghetti.

Mettete a bollire l'acqua e a sosfriggere in una padella due cucchiai di olio evo. Appena l'olio sarà caldo ponetevi il trito di aglio e peperoncino. Appena il trito sarà sosfritto aggiungete il preparato ancora surgelato. Alzate la fiamma e fate evaporare. Quando apparirà scongelato aggiungete il vino e fate sfumare. Nel frattempo avrete messo a bollire la pasta. Avete il tempo di tagliare i pomodorini in quattro parti e tenerli da parte. Quando la pasta sarà al dente scolatela e fatela saltare nel preparato. Aggiungete i pomodorini e il prezzemolo e servite.

Preparazione dei merluzzetti 
Fare sosfriggere in una padella due cucchiai di olio evo. Appena l'olio sarà caldo ponetevi il trito di aglio e peperoncino. Appena il trito sarà sosfritto aggiungete i merluzzi ancora surgelati e lasciateli scongelare a fuoco medio- alto. Appena saranno parzialmente scongelati aggiungete il vino e lasciate sfumare. Girate molto dolcemente i pesci e, quando li giudicherete a fine cottura, aggiungete i pomodorini, i capperi e le aggiughe tagliate in pezzetti. Irrorate con un filo di olio extravergine di oliva e incoperchiate fino al momento di servire. 

Capisco che i puristi saranno sconcertati dal nostro uso di preparati. Comprendo che quando c'è il tempo di fare la spesa e di pulire, scagliare e preparare una discreta quantità di pesci e molluschi, e soprattutto quando si ha la certezza della qualità del pesce che si acquista, il prodotto fresco sia il migliore. Ma, ahimè, non sempre nella vita quotidiana questo è realizzabile. E così si finisce per rimadare alla domenica o ai giorni di festa la preparazione di piatti succulenti e a utilizzare nella qutidianità cibi precotti o peggio ricorrere alla telefonata alla rosticceria più vicina... 
Una piccola scorta di alimenti base surgelati nel vostro congelatore vi porrà al riparo da questi rischi, che a lungo andare potrebbero costarvi cari!
Per quanto riguarda la vostra sicurezza, non pensiate che non ci stia più a cuore! Per questo vi alleghiamo alcuni link, lungi dal voler fare pubblicità a qualcosa o a qualcuno...

lhttp://www.ok-salute.it/alimentazione-e-diete/10_a_surgelati-guida.shtml
http://www.ecoblog.it/post/5277/pesce-surgelato-lidl-c-ertificato-msc

Sempre per spirito di servizio, vi alleghiamo dei link che rilevano offerte e uno che offre addirittura promozioni e coupon, all'americana o quasi (io ero un'incosciente fan "pazzi per la spesa"!). Tutto ciò sempre sollecitandovi a considerare il rapporto tra qualità e prezzo, e ricordandovi, da brave pedanti, che tra la qualità è da considerare anche il rispetto dei diritti dei lavoratori impegnati nella filiera produttiva e il rispetto per l'ambiente e gli animali (un conto è mangiarli, un conto è sottoporli a sofferenze o stermini sistematici, come nel caso di alcune specie ittiche).



Anche per il vino, bianco e fresco, vi consigliamo attente ricerche sul web per valutare le offerte dei vari supermercati


Buon appetito care/i amici/che ritrovate/i !!!!

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