venerdì 8 giugno 2018

le ragioni di una professione



Il mondo di oggi è terribile. In una sola parola. La precarietà fa tremare ogni certezza,  la paura attanaglia le nostre vite e ci rende incapaci di sostenere il confronto con la diversità, con la problematicità, con la difficoltà, con la profondità, nostra e altrui. E, paradossalmente, quello che acquista valore non è quello di cui davvero abbiamo bisogno. Affondare nella complessità potrebbe aiutarci a capire che percorso intraprendere per essere meno soli, meno frantumati . Ma è difficile, se non impossibile. Allora ci droghiamo di leggerezza, di apparenza, di volatilità. Ci costringiamo a credere che ci sia una strada individuale da percorrere, lontano dagli altri, lontano da tutto. Che si possa sopravvivere, volando a mezz'aria, all'insostenibile leggerezza del'essere. Ma è un'illusione: la leggerezza non ti fa volare come un gabbiano; piuttosto ti lancia come un palloncino sfuggito di mano, in una deriva destinata a svuotarti e a lasciarti appeso ad un ramo, inerte e inutile.
Ma a volte capita che qualcosa o qualcuno ci aiuti a ritornare alla concretezza, che ci riporti dove poter trovare un appoggio saldo. Per me oggi questa presa salda è stata lei, in rappresentanza ideale di tutti i "miei" bambini e le "mie" bambine. 

Grazie Diletta


p.s: a scuola ci vado vestita, non sempre con la divisa di ordinanza, ma di certo SEMPRE in pantaloni (e lunghi, anche se fa caldo), maglietta e ciabatte antinfortunio; per cui state tranquilli/e: i/le quattro/cinquenni sono come Michelangelo: disegnano nudo anche Babbo Natale

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