martedì 13 gennaio 2015

Un sogno fuori dal cassetto


Ebbene sì, l'ho fatto!

Ho sfilato il mio sogno dal cassetto e l'ho consegnato al web. Non voglio farmi pubblicità, ma presentarvelo, come si fa con un neonato quando lo si porta per la prima volta in famiglia, che sia con un battesimo o con una festa laica.
Non è un libro di ricette, ma almeno una ricetta, o meglio, una preparazione, la riporta. E con questa, care amiche e cari amici blogghettari, vi presento la mia creatura. Qui a parlare è Marta, una giovane ricercatrice precaria, una dei due protagonisti:
"Ho letto la ricetta, ho messo Gisela a montare il bianco delle uova a neve ferma, la nonna a girare la farina di fecola insieme al lievito e alla farina bianca, mentre io mi sono messa a montare il giallo delle uova con lo zucchero. Mi è venuto in mente un libro che avevo letto anni prima, che mi aveva regalato Ilaria: “Scrivere Zen”: "Quando si prepara una torta, ci si procurano degli ingredienti: zucchero, lievito, uova, latte. Si mettono in una ciotola e si amalgamano bene bene, ma questa non è una torta. Adesso bisogna metterla in forno, e aggiungere calore, cioè energia, così da trasformarla in torta, e questa non assomiglia affatto agli ingredienti da cui siamo partiti. Mi vengono in mente quei genitori che negli anni Sessanta non riuscivano a riconoscere i loro figli negli Hippie che si trovavano di fronte. Il latte e le uova guardano la torta: "Non è roba nostra". Non uova, non latte, ma la figlia laureata di genitori immigrati: una straniera in casa sua.". Io ero una torta che non riconosceva il suo latte e soprattutto le sue uova. Ma ero anche le uova di qualcosa che sarebbe divenuto una torta. Ci saremmo riconosciuti l’un l’altra, domani?
Alla fine l’impasto è stato pronto. L’ho messo in forno e ho consegnato le ciotole alla nonna, come si fa con i bambini golosi. Lei le ha pulite bene col cucchiaio e poi le ha rigovernate, accuratamente. Mi sembra che stia addirittura migliorando, anche se questa ipotesi è tra le più assurde che si possano formulare. Dopo quaranta minuti ho sfornato la torta. All’aspetto era belloccia, ma come potevamo sapere se era anche buona? La nonna la guardava con gli occhi da cerbiatto, carezzandone la superficie un po’ irregolare, ispezionandone i bordi inclinando la testa, valutandone l’eventuale morbidezza. “Ma è finita così…?”, ha detto Gisela, “...così asciutta?” Giusto, non era finita; sembrava un dolce un po’ da fame, come il ciambellone che faceva mia madre quando eravamo piccole nei suoi rari momenti di casilinghitudine, e che mio padre chiamava “lo strozzapreti”. Si doveva fare il ripieno, e poi magari una copertura. Ho aperto il frigo ma non c’era che un uovo residuo. Oltre alla verdura, due lattine di cocacola e a qualche briciolina, decisamente inservibili per il nostro scopo. Gisela allora ha detto: “io pensare…” ed è scesa di nuovo al negozio all’angolo. In un attimo è ritornata con un barattolo gigantesco di nutella e con un vasetto di mascarpone . Dopodiché si è lavata le mani, si è rimessa il grembiule e mi ha detto: “Montare altro bianco uove con zucchero”. Ho ubbidito. In un’altra vita devo essere stata un pastore tedesco, perché i comandi secchi mi fanno sempre scattare sull’attenti. Non so perché. Non è nemmeno tanto un bene, tra l’altro. Ma stavolta ero giustificata. Gisela conosce poco la nostra lingua, e quindi la sua assertività non è dettata dalla prepotenza ma dalla necessità di farsi capire. Comunque ne è venuto fuori una cosa sorprendente, che chissà quanti conoscevano e apprezzavano, ma che io ho assaggiato ieri per la prima volta. Ho aperto la torta e l’ho farcita, dopodiché l’ho richiusa. Dopo l’operazione la torta stava lì, farcita ma un po’ sbilenca. Le mancava ancora qualcosa. Siamo rimaste qualche minuto tutte e tre intente a rimirarla. Pendeva un po’ da un lato, e nel complesso non faceva un grande effetto, a vederla, con quel suo capoccione un po’ crostoso. Allora Gisela ha ripreso il suo ruolo di generale degli Ustacha e ha detto: “Penzare a copertura torta? io aiuta: tu sbatte altro bianco con zucchero e prendi cacao in polvere” Intanto lei si era messa a tagliare la parte superficiale della torta, che abbiamo afferrato e mangiato tutte e tre, per sentire come era venuta. Buonissima. Meno male. Poi ha zeppato lievemente la farcitura, ha spennellato di marmellata tutta la superficie dell’opera e infine ci ha versato sopra la glassa al cioccolato. Alla fine era un vero capolavoro, tipo la torta che il vecchio pasticcere ebreo dà alla sua allieva nel film “La finestra di fronte”. La nonna sembrava estasiata. Ma la torta doveva stare al fresco, per rapprendersi e conservarsi, inesorabilmente. Al lieve tonfo della porta del frigo la nonna ha emesso un piccolo sospiro. Allora mi è venuta un’idea. Ho tirato fuori dalla madia di formica il pane, quello di campagna, con poco sale, che mangiamo di solito, ne ho affettate tre fette e le ho spalmate di nutella. Poi ho preso un pentolino, ci ho messo un po’ d’acqua e l'ho messo sul fuoco, con dentro la lattina di cocacola. Quando è stata abbastanza tiepida ho preso tre bicchieri e tre piatti, ho fatto le parti e ho detto: “Alla salute!”. Tre donne per una torta. E io che mangiavo qualcosa di molto calorico, come non facevo più da almeno tredici anni! Mi sono sentita come se avessi avuto davvero una famiglia. Una strana famiglia, di quelle dei romanzi della Yoshimoto. Ma una strana famiglia è sempre meglio di niente."

16 commenti:

  1. Congratulazioni con tutto il cuore!!!

    RispondiElimina
  2. Ma daiiii!!! Mi ricordo quando avevi parlato del tuo sogno... e ora ce l'hai fatta! Non complimenti, di più! Deve essere un'emozione enorme e sono tanto felice per te!!
    Un abbraccio!

    RispondiElimina
  3. Grazie ragazze, ora va visto come va....

    RispondiElimina
  4. Noooooooooo SONO FELICISSIMA PER TE!!!!!!!!sono così contenta per te!!!!!!!!Un augurone immenso!sono felice per questo tuo sogno realizzato!!!!^___________^
    Un bacione enorme!!!!!!!!!<3

    RispondiElimina
  5. Beh, intanto è pubblicato.. poi dovrebbe anche piacere a qualcuno, sapete com'è che vanno queste cose. Intanto su google ci sono le prime 80 pagine (è un po' mattone, è vero...). Se le volete leggere basta digitare il titolo e compaiono.....

    RispondiElimina
  6. complimenti Cecilia!! andrò subito a leggere!
    mi puoi lasciare il tuo indirizzo (tramite mail) per la prima OhHappyMail? melancoliainfo@gmail.com

    RispondiElimina
  7. certamente carissima! Ti scrivo subito! Ciao, a presto

    RispondiElimina
  8. Ma dai, sono contenta per te!!
    Complimenti, chissà che emozione..

    RispondiElimina
  9. eee ma allora non era il computer che faceva biffe o la poca voglia di spignattare...ma allora ditelo....daaaaaiiiiii.....è il secndo libro che vedo oggi pubblicato da una blogger, il tuo non sarà di ricette ma sicuramente è il coronamento di un sogno, ed io lo so, credimi, cosa significa coronare un sogno, ti auguro veramente che vada bene e che possa scalare le classifiche librarie in poco tempo....te lo auguro di vero <3 !

    RispondiElimina
  10. Grazie 1000! Sia per i complimenti (che chissà se mi merito davvero...) sia per gli auguri alla mia creatura, che ne ha proprio bisogno!

    RispondiElimina
  11. ciao carissima, ma che bello qua e il tuo libro e il tuo racconto!!!imbocca al lupo allora si dice così???
    a presto cara
    Azzurra

    RispondiElimina
  12. Cara Cecilia, tu hai fatto i complimenti a me per il mio blog ma accidenti..... anche il tuo è bellissimo, ho visto dolci stupendi! ma quanto sei brava! mi sono unita anche io, molto volentieri :-)

    RispondiElimina
  13. Ciao ragazze, benvenutissime!!! Grazie per la visita e i complimenti!

    RispondiElimina
  14. Ma che brava che sei Cecilia!!!
    Complimenti di vero cuore! Quando un sogno nel cassetto si realizza, il mondo risplende di mille colori! Brava!!
    Annalisa

    RispondiElimina
  15. Eh sì, così si prende la carica per nuovi sogni, da mettere magari in cassetti più accessibili! Ahahah! Grazie Annalisa, della visita e del commento, e un abbraccio

    RispondiElimina

pinterest