E' più di un anno che non scrivo. Ormai chi mi conosce sa che la mia presenza nella blogosfera non segue nè regole nè calendari. fatto sta che stavolta davvero, nel buio di quest'ora, ho sentito il bisogno di ritrovarvi, e di ritrovarmi, qui, con voi e con me.
Ci sono tante cose che si affastellano nella mente, esattamente come succederà a tutti, in questo momento surreale, in cui la Primavera fa capolino fuori ma il gelo ci attanaglia dentro. C'è il pensiero a quelle categorie fragili le cui morti ci hanno inizialmente e colpevolmente rassicurato. Perchè entità astratte, non sovrapponibili ai nostri cari. Lontani da noi, diversi da noi. E invece così prossimi, ora che a lunghe zampate il virus avanza sempre più vicino, sempre più angosciante.
Ma io per deformazione professionale penso soprattutto ai bambini e alle bambine. Ad una manifestazione sindacale ho detto che quello della "maestra" (che non si dice più, lo sapevate?) è un lavoro pervasivo. Non una missione, ma un mestiere totalizzante. Una non fa la maestra, "é" una maestra. E quindi penso, ora, a quelle piccole persone che si affacciano alla vita e alla conoscenza. Penso a quegli individui pensanti coetanei dei miei alunni, delle mie alunne: i bambini e le bambine tra i due e i quattro anni. Proprio quelle e quelli che secondo le attuali notizie sono i meno sottoposti a rischio. Ma se il coronavirus non ringhia, per fortuna loro contro, altre sono le belve che li circondano. L'ansia, ad esempio, soprattutto. Già, perchè anche i bambini e le bambine soffrono sempre più di ansia... Lungi da me voler fare un trattato sulle nuove problematiche sociali che conducono l'ansia a dilagare in tutti gli strati della nostra società e in tutte le fasce di età: non ho la voglia nè la competenza. Ma posso, come faccio per mestiere con i padri e le madri dei miei piccoli alunni nel corso dei colloqui, dare qualche indicazione sugli strumenti che ci sostengono nel difficile compito di aiutare bambini e bambine ad affrontare la vita. E vi prescrivo anche degli esercizi, come quando facevo la professoressa con i ragazzi più grandi e davo loro compiti strampalati.
Gli "strumenti" di cui sopra sono:
1: i ritualiGli "strumenti" di cui sopra sono:
2: la sincerità
3: la creatività
4: il limite
5: divieto di accesso al senso di colpa
6: la coerenza
7: la capacità di rassicurazione
I rituali
http://www.aiutamiafaredame.it/blog/le-routine-perche-e-importante-instaurare-rituali-con-il-tuo-bambino
Quelli che a noi adulti sembrano "cose da disturbati", per i bambini e le bambine sono strumenti attraverso cui affrontare la realtà. L'indeterminatezza angoscia i bambini, la certezza li rasserena.
I rituali non sono difficili da impostare, un po' di più da garantire costantemente. Perchè invece il compito degli adulti è proprio questo, rispetto al rituale: garantire la sua realizzazione costante nel tempo. Questo, vi garantisco, non farà dei vostri figli dei maniaci. Ne farà degli adulti sicuri.
Per creare un rituale non ci vuole molto, e alcuni di certo li avrete già messi in atto per i momenti del sonno: adesso si tratta di esterderli per i diversi momenti della giornata.
Provate a scrivere quale momento potrebbe essere migliorato da un rituale. A pianificarlo ci penserete.
La sincerità
I bambini e le bambine sono piccoli/e, ma in grado di capire. Credete che non sappiano che qualcosa è cambiato, là fuori? Credete che non vedano come dentro di voi cresce la preoccupazione? Sapete che io ho scoperto da alcuni/e bambini/e che la loro mamma aspettava il fratellino quando solo l'idea del fratellino era entrata nella testa della mamma? Ci sono cose che noi adulti non comprendiamo, della sensibilità dei bambini, ma ne dobbiamo prendere atto. Come di un dato di realtà. Trovate un modo di spiegare loro cosa sta succedendo. Sul perchè non vanno a scuola, sul perchè la loro vita è cambiata. Senza spaventarli/e, ma senza sottovalutarli/e. Anche in questo caso, come in tanti altri, vi occorrerà un ingrediente importante, ovvero:
La creatività
http://www.inliberta.it/il-secondo-principio-per-stare-bene-la-creativita
Mentre cercavo materiali per questo post ho avuto modo di fare una serie di riflessioni. Ci sono dozzine di siti per stimolare la creatività dei bambini ma non è apparso niente in risposta alla mia stringa di ricerca: "la creatività con i bambini". Moltissimi titoli recitano cose del tipo: "come stimolare la creatività nei bambini", "potenziare la creatività dei bambini", eccetera eccetera.. Ed è assurdo! I bambini SONO CREATIVI di natura! Il compito degli adulti è semmai quello di non distruggere la creatività innata dei bambini attraverso, ad esempio, dei narcotici mediatici. La creatività a cui faccio riferimento è quella degli adulti. E che non vi servirà per proporre loro attività che ritenete entusiasmanti (e che magari, con vostra grande delusione, saranno tali per voi e non per loro), ma di cui comunque troverete indicazioni su millecinquecento siti. La creatività, e in quantità industriali, è quella che serve per affrontare tutte le sfide che la genitorialità impone moltissime volte nell'arco di una giornata. Tra queste, anche quella della sincerità e della necessità di educare "realmente" vostro/a figlio/a, anche e non solo attraverso:
il limite
https://www.pinterest.it/pin/5559199516452471
Provate a pensare di essere da soli in una stanza, immersi in un buio totale. Per non rimanere paralizzati dal terrore provate a muovervi, con le braccia in avanti, con le mani aperte. Cosa cercate, per prima cosa? ve lo dico io: una superficie solida, che non vi faccia sentire un astronauta cui si sia sganciato il cavo e vaghi alla deriva nello spazio cosmico. Con circospezione farete scorrere le mani in lungo e in largo: ecco una parete, per fortuna! Cominciate a respirare. Non siete un puntino nello spazio. Finalmente avete trovato un limite all'infinito.
Per i romani il "limite" era la pietra che segnava il confine. Era sacra, quindi inviolabile, ma benedetta dagli dei. L'assenza del riconoscimento dell'importanza del limite è alla radice di tutto quello che ci inquieta di questa società.
L'adulto responsabile, pertanto, ha l'obbligo morale di fissare dei limiti a bambino, proprio perchè questi non si senta perso in un infinito sconosciuto.
Ovviamente limiti e regole devono avere un senso per il bambino, e non per l'adulto. Ricordo la mamma di un compagno di mio figlio, un vero e proprio bullo antelitteram, che si vantava di come suo figlio riordinasse perfettamente la cameretta, dicendo: "le famose "regoline" vanno fatte rispettare". Peccato che a suo figlio non avesse insegnato la regola prioritaria, ovvero che non si tocca il corpo dell'altro/a! Dunque, se il vostro obiettivo è quello di fare riordinare la cameretta ai vostri figli mentre date loro la licenza di spaccare la faccia al compagno di banco, certamente questo post non è per voi. Anzi, vi prego, abbandonate la lettura, toglietevi dai miei follower e cancellatemi dalle amicizie fb.
Stop al senso di colpa....
Cercando un aforisma sul senso di colpa ne ho trovato uno dello scrittore finlandese Samuli Paronen :"il senso di colpa trasforma chiunque in un persecutore". Il senso di colpa ferisce chi lo prova e nel contempo lo trasforma in un produttore seriale di sensi di colpa altrui, attivando un circolo vizioso da cui si rischia non uscire più. Fino ai disastri prodotti dalla fuga estrema rispetto al senso di colpa e all'approdo alla non- coscienza. Ma questa è un'altra storia, toppo drammatica per essere trattata ora, in un momento in cui di drammi in corso ce ne sono già abbastanza.
.......della mamma...
https://www.facebook.com/1000quadri/photos/pablo-picasso-madre-e-figlio-
Anche in questo caso la ricerca su fb ha prodotto moltissimi risultati. Pare che l'abbinamento "senso di colpa" e "madri", sia un generatore di ricette, schede tecniche e prontuari. Le occasioni per sentirsi in colpa non mancano mai, alle donne: se siamo madri che lavorano, se siamo madri che non lavorano ma sono troppo attente alla casa e se lo siamo troppo poco, se siamo separate o se non lo siamo... Anche qui ci sarebbe davvero parecchio da riflettere sul perchè la figura accudente nel 2020 rimanga in assoluta prevalenza la donna, che lavori o no, mentre i padri, che lavorino o no, lo sono in misura assai assai minore. Ma tant'è. La ricetta per liberarsi dal senso di colpa credo non esista, o meglio credo che ognuno debba trovarsi la sua. Anche qui, esattamente come nei colloqui di cui vi ho parlato sopra, il primo step è osservarsi, ascoltarsi, sentirsi. Riconnettersi con sè stesse. E, magari, scrivere. Prendere un foglio A4, fare una riga in mezzo e scrivere da una parte, sinteticamente, quando e come ci siamo sentite inadeguate, inadatte, a disagio. E dall'altra parte, quando e come ci siamo sentite adeguate, soddisfatte di noi stesse, a proprio agio. Si comincia così. Con una lista su un foglio. Gli step successivi si affronteranno poi. Conoscere è il primo passo. Sempre.
....dei bambini e delle bambine
http://liciacrosato.blogspot.com/2013/12/il-senso-di-colpa-un-tormento-importuno.html
Per ritornare all'esempio della madre del compagno di Niccolò, indubbiamente tra i suoi diversi difetti non deve esserci stato quello di far sentire in colpa il figlio. Il suo metodo prevedeva diverse regole base, focalizzate esclusivamente sull'uso della casa, e diversi castighi in ordine di gravità del misfatto: 1: non ti togli le scarpe appena arrivato a casa: un nocchino (termine livornese che indica un secco colpo di nocche della mano sulla testa del malcapitato); 2 se non riordini la cameretta: tre richiami verbali e successivo sculaccione (colpo a mano aperta sul sedere); 3 se rompi un gioco: tre sculaccioni e uno schiaffo. Con questi metodi non c'è bisogno di instillare, per una madre, il senso di colpa del figlio. Per sopravvivenza imparerà le "lezioni" impartite così duramente. Ovviamente questo bambino perfetto in ambiente domestico metteva a ferro fuoco la classe, perchè la compressione che subiva a casa produceva un effetto "pentola a pressione" a scuola. Gli psicanalisti potranno forse dire che se avrà disturbi della personalità da grande forse non ci si deve meravigliare poi tanto, ma questo non è il punto. Niccolò adesso ha vent'anni, e fortunatamente questi metodi, almeno nei paesi civilizzati, spero siano assolutamente superati. Adesso, per fortuna, nessuno si sognerebbe di utilizzare la violenza fisica come strumento educativo. Il problema è che gli strumenti educativi latitano. Soprattutto quelli "a pronta resa". Volete mettere il potere taumaturgico di uno sculaccione? Nasce un problema, parte lo sculaccione, problema risolto. Con cosa si sostituisce? La tentazione di sostituirlo con "se fai così mamma piange", esiste. Non neghiamolo. O, il più drastico: "se fai così non ti voglio più bene". Ora, se nessuno si sogna di utilizzare lo strumento della pena corporale, e si scopre che anche quello che si dice può diventare tossico per lo sviluppo del bambini, cosa può fare un povero genitore, cui pure si è detto che deve porre dei limiti al comportamento del proprio figlio o della propria figlia? Innanzi tutto c'è da dire che bisogna distinguere tra "educazione" ed "addestramento". La mamma spesso citata aveva "addestrato" il proprio figlio, non lo aveva educato. L'educazione è un processo, l'addestramento un dispositivo. Attraverso l'addestramento si raggiungono comportamenti desiderati dall'addestratore; attraverso l'educazione si ottiene lo sviluppo di una intelligenza, di una coscienza e di un sistema di valori. Dunque la faccenda si fa più complessa e non si può ridurre ad una ricetta specifica. Un elemento fondamentale per sostenere i genitori, un vero e proprio faro nella a volte oscura strada da percorrere è certamente
La coerenza
http://www.perfinale.it/2015/01/15/la-coerenza-per-un-
La coerenza è la "conformità tra le proprie convinzioni e l'agire pratico". Di più: la coerenza è riuscire a mantenere un medesimo attaggiamento nei confronti di una situazione a prescindere da quando questa si verifichi e dal risultato che produca. Esempio: a Pierino si fa divieto di prendere il cellulare della mamma, perchè, gli si spiega, è una cosa che serve ai grandi per comunicare tra loro; un giorno la mamma è impegnata, Pierino prende il cellulare e si mette a "spippolare"; la madre vede che Pierino "sta buono", lei così può portare avanti il suo impegno e lascia che il bambino utilizzi il suo telefono; per sbaglio Pierino fa cadere il cellulare e la mamma si infuria. Trovate l'incoerenza in questo esempio.
Su internet ho trovato questo, che mi sembra condivisibile, rispetto alla coerenza: "Spesso i bambini ci esasperano perché noi non siamo stati chiari e coerenti nel nostro patto educativo. Gli promettiamo troppo, poi scopriamo di essere umani, pretendiamo che siano comprensivi con noi e che ci lascino un po’ perdere, poi sbottiamo ed urliamo, poi ci sentiamo in colpa e chiediamo scusa. E questa incoerenza educativa può andare avanti all’infinito, se non ci decidiamo a cambiare il nostro comportamento."https://www.mammafelice.it/2017/05/22/regole-e-coerenza-come-essere-genitori-affettuosi-ma-con-fermezza
Esercizio: fate una serie di esempi di incoerenza che avete subito da piccole e scrivete (o anche solo pensate), cosa avreste preferito che succedesse davvero.
La capacità di rassicurazione
https://www.focusjunior.it/animali/3341396-leonesse-e-cuccioli-una-savana-di-tenerezze
Il primo diritto di un bambino o di una bambina è quello di avere la certezza che, qualsiasi cosa succeda, gli adulti che lo circondano siano in grado di proteggerlo. Il genitore che si mostra fragile produce nel bambino un'insicurezza che germinerà nella sua anima e non si sa che frutti produrrà. Quindi è dovere preciso e specifico di ciascun adulto che si prenda cura di un bambino farlo sentire costantemente al sicuro. E, di solito, questi piccoli esseri sono in grado di estrarre da noi adulti la capacità di generare sicurezza. Come gli ormoni producono il colostro delle neo-mamme. Per tenerli al sicuro dal lupo, dal mostro del buio e, adesso, da questo virus e dal senso di angoscia che oggi ci stringe il cuore.
Siate forti, passerà questa tempesta senza nuvole.