sabato 28 febbraio 2015

Dado Bimby a modo mio

Sono un po' noiosa e lo sapete. A volte ricette supercollaudate non mi convincono, ingredienti che tutti definiscono eccellenti mi lasciano perplessa, marche rinomate mi fanno l'effetto disturbante del gesso grattato sulla lavagna. In più ho qualche pregiudizio sulle cose di cui tutti parlano troppo bene.  Non è bello ma è così. 



Così, quando mia madre ha regalato a Viola il Bimby, da una parte sono stata anch'io felicissima, dall'altra nutrivo qualche perplessità. Un certo timor panico nei confronti di tutti quei programmi, la paura di fare un danno ad una cosa non mia, ma anche la voglia di verificare se le millantate meraviglie di questo strumento rispondevano a verità. 
La prima ricetta provata, ovvero il dado bimby mi ha deluso fortemente. L'ho trovato granuloso, dal sapore poco familiare, invadente nei piatti in cui era utilizzato come condimento. Ma siccome voi sapete anche che oltre che noiosa io sono anche dura come le pietre, ho provato e riprovato finché non ho vinto la sfida col macchinario. E l'ho vinta togliendo e non aggiungendo ingredienti, e usando quelli che sono alla base di qualsiasi ricetta della nostra famiglia.
Ed ecco il nostro dado bimby. 
Ingredienti 
200 grammi di sedano a pezzetti
150 grammi di carote a pezzetti
150 grammi di cipolle in quarti
1 spicchio di aglio
300 grammi di sale grosso
1 cucchiai di olio evo
30 grammi di vino bianco secco

Procedimento
Mettete nel boccale tutte le verdure e tritate per 10 secondi a velocità 7; unite il sale, l'olio e il vino e far cuocere a temperatura Varoma a velocità 2 per 20 minuti tenendo il misurino inclinato.
Poi omogenizzare portando la macchina a velocità 10 per un minuto, stavolta con il misurino per bene. Raccogliete con una spatola tutto l'impasto, compreso quello sul tappo, raggruppatelo sul fondo dell'elettrodomestico e fate omogenizzare per un altro minuto a velocità 10. 
Quanto ai tempi di conservazione, il libro parla di due mesi. In realtà magari non andrà a male, però il sapore si perde. Io non andrei oltre il mese. Vi consiglio quindi di imbarattolare dosi minori (noi ne usiamo quantità industriali e dunque non facciamo testo) da regalare o surgelare. 

giovedì 26 febbraio 2015

Di junk food, recensioni e cattiveria

 Voi sapete che noi abbiamo fatto la scelta di non fare pubblicità (non è che le varie ditte ci tartassino perché noi presentiamo i loro prodotti, però nel nostro piccolo qualcosa avremmo, volendo, potuto fare). Però ci siamo dette che un blog di cucina tutto sommato delle scelte le deve fare. Ed ecco che abbiamo pensato all'argomento "recensione". Argomento scottante. Mamma è decisamente buona e buonista, e questo è il rischio più grosso. Ma io, che sono la cinica di famiglia, penso di avere la caratura adatta a parlare anche male, se si deve, di un prodotto o di un locale. Perché penso sia giusto dare un'idea veritiera alle lettrici e ai lettori. Se tutti fossero come Cecilia, che pensa a quanta fatica si fa a fare il cameriere o a quanti pensieri deve avere un titolare di ristorante, e quindi se il servizio è scadente "ma poverini..."o se il cuoco ha un callo dolente e quindi le capesante erano andate ma lui non se ne era accorto però è giustificato, e quindi nessuno facesse delle corrette, lucide e anche taglienti recensioni, la salmonella avrebbe conquistato il mondo. Oppure si sarebbe diffusa la mala cucina anziché la buona cucina. 
O magari, se nessuno dicesse "bleah!" rispetto ad un prodotto di una piccola azienda, se tutti fossero come mamma che pensa ai dipendenti che potrebbero andare in crisi occupazionale se nessuno comprasse più quella salsa di miglio verde che pure meriterebbe di finire solo nella raccolta differenziata, non ci sarebbe bisogno di migliorare la qualità intrinseca del prodotto in questione. 
Io penso che le critiche servano, eccome. In primo luogo ai clienti, che se possono evitarsi una salsa al miglio verde- penitenza, anche se costa poco, è meglio. E se possono escludere a priori un rischio di travaglio da pasto infame è meglio ancora. 
 Le recensioni che faremo vogliono  rappresentare un parere scevro da qualsiasi compromesso. (e su questo penso che ci dovrò lavorare parecchio) Nessuno, dico NESSUNO, ci paga in soldi o in merce per farle. Dunque, credeteci.
Cominciamo con il regalone che l'amica Makbule, del blog "The chic and cheap blog"  http://thechicandcheapblog.blogspot.it/ mi ha portato dagli States dove sta frequentando un master 


Primo impatto: "Che strane... Però buone.. no, non lo sono... sono proprio Pringles, ma sono anche dolci.." Conclusioni: non sono riuscita a fotografarle, perché ce le siamo mangiate prima che potessi salire a prendere la macchina fotografica. In parte perché danno una sorta di assuefazione, una sorta di compulsione a mangiarle. 

 Tutto il resto del pacco:

 Quanto alle indicazioni organolettiche, gli americani vanno lasciati stare. Tutti quelli che hanno scelto di suicidarsi raggiungendo i 200 chili lo fanno senza poter dire "non lo sapevo". Il che non riduce il problema, ma i costi delle aziende rispetto alle cause civili e penali di certo sì!



 Vorrebbero essere la copia americana dei nostri famosi baci (figuriamoci se la cito, la marca! Mamma mi uccide!). In realtà sono minuscoli (quello sotto è il piattino di una tazzina da caffè) e il bigliettino che sbuca non scomoda  Prevert o Shakespeare, ma ripete, a loop: "Kisses, kisses, kisses". Però viene voglia di verificarlo una volta dopo l'altra. Buona la consistenza del cioccolato bianco, che impasta la bocca, come deve fare un cioccolato bianco che si rispetti, per effetto dell'esubero di burro di cacao, e la croccantezza dei biscottini si sente tutta. Anche loro danno assuefazione.


Classica roba da ciccioni americani: burro di arachidi con arachidi e cioccolato al latte e ripieno di caramello. Un trilione di calorie a boccone. 


Stucca ma dai dai li ho finiti TUTTI. Cosa si deve fare per il giornalismo!


Le caramelline tipiche di Halloween, che richiamano nella forma e nelle dimensioni il chicco di mais, fatte di mais e colorate a evocare invece l'altro elemento non macabro di questa festività, ovvero la zucca. Di sapore imprecisato ma abbastanza tendente al chimico. Una curiosità alimentare americana di cui non si rimpiange il mancato arrivo qui da noi.


Note lenti di cioccolato molto reclamizzate anche da noi. Ci è sembrato all'assaggio che siano un po' più chimiche del prodotto per l'Italia. Forse perché negli Usa la legislazione è un po' più lasca della nostra? Del resto mamma mi ha sempre raccontato che, più di vent'anni fa, quando da noi fervevano le lotte ai coloranti e ai conservanti chimici, in un supermercato di San Francisco trovò dei biscotti dalla scritta fiera: "Only artificial Flovour!!!" 
Conclusioni: teniamoci le nostre.



Nella versione di Halloween, rivestite di cioccolato bianco: buone, decisamente. Anche queste un po' stucchevoli, perché eccessivamente dolci, ma si lasciano mangiare.


Il ripieno non ho capito io né gli altri assaggiatori ( e ce ne stati, uh, se ce ne sono stati!) in cosa consistesse di preciso.


Incredibile, anche negli Usa c'è qualcosa di biologico. Mamma, che pure ci ha somministrato per tutta la nostra infanzia prodotti dolciari (si fa per dire) esclusivamente biologici, funestando le nostre befane con croccantini al miglio e cioccolatine di carruba, li ha trovati cattivissimi. Avrei potuto infierire, ma non l'ho fatto. Forse perché invece io li ho trovati sufficientemente buoni, dal sapore acidulo ma gradevoli. Di certo meglio del carrubone che ci propinava da piccoli e inermi assaggiatori!


Conclusioni finali: a parte i ringraziamenti a Mac, che ha dovuto di certo rinunciare a qualche acquisto per fare posto in valigia a tutto questo bendidio, direi che i dolci americani possono anche mantenersi altreoceano, e se un prodotto da noi non è ancora arrivato, è forse perché i degustatori delle aziende conoscono i gusti sofisticati di noi padri e madri generatori/generatrici della cultura gastronomica occidentale. Ah!! Secondo noi nel cioccolato bianco mettono qualcosa che dà assuefazione, perché sia i bacetti che le lenti sono state spazzate via in un batter d'occhio. Non vogliamo fare dichiarazioni tipo "abbiamo tutti un microchip sottocutaneo" o "attenzione alle scie chimiche" (di cui non sappiamo NULLA), ma la nostra impressione è stata questa.



mercoledì 25 febbraio 2015

torta salata senza glutine alle patate e radicchio rosso



Tra le mie opere di domenica figura anche questa torta; scusate, le immagini continuano ad essere prese con la macchinina di Nicco; stasera, spero, ordinerò il cavetto via internet.

Ingredienti

700 g di pasta frolla salata senza glutine
Ingredienti
400 grammi di farina senza glutine
200 grammi di burro
2 tuorli d'uovo
acqua fredda q.b.
Procedimento
Amalgamate gli ingredienti con il metodo della fontana o con un robot; aggiungete l'acqua al bisogno, altrimenti rischierete di aver bisogno di altra farina per asciugare l'impasto, infilandovi in un loop pericoloso (perché vi verrà voglia di buttare tutto, come succede spesso a me, quando seguo le ricette "nette"...) . Mettete in frigo in una busta per alimenti; basterà il tempo per la preparazione di ripieno e farcia.

Per il ripieno
2 porri (io ne avevo uno e di certo mi mancava la voglia di tornare al supermercato)
5 patate (io le avevo rosse, ma qualsiasi colore va bene)
1 cespo di radicchio rosso trevigiano
Per la farcia
1 uovo
200 grammi di stracchino
200 grammi di formaggio spalmabile light

Procedimento
Scottate le patate perché siano cotte ma al dente; soffriggete i porri a rondelle in poco olio evo.
Stendete la pasta e foderatevi una tortiera. Bucherellate la superficie con i rebbi di una forchetta.
Disponete i porri soffritti sulla pasta.


Amalgamate i formaggi, l'uovo e il sale




Disponete le patate sopra ai porri.
Disponete sulle patate il cespo di radicchio rosso lavato e sgocciolato.


Versate la crema di formaggi e infornate a 160° per 20 minuti. 

Io ho infornato a 180°, ed erano un po' troppini.....

L'esito finale è questo; un po' meglio dal vivo....


martedì 24 febbraio 2015

Stuzzichini vegetariani contro i conflitti in cucina


Ditemi se sbaglio, quando dico che mio marito alla guida del carrello della spesa è veramente pericoloso? E non vi mostro il frigo carico di cose che posso cucinare in settimana, perché mi vergogno...

Ma non solo: nel frigo c'erano anche una serie di cose arrivate in dirittura di arrivo: una formaggio spalmabile light alle erbette. E anche l'insalata belga che vedete in foto non è che fosse proprio in condizione di aspettare.
Insomma, immaginarete che cosa ho fatto durante la giornata di domenica. 

Tra le altre cose, questi barattoli di ragù, che ho pastorizzato (spero), perché anche il congelatore straripa (vi pare che si possa rinunciare a tre confezioni di quattro chili di patatine da friggere surgelate in offerta?). 
Insomma, verso le due avevo una serie di preparazioni avviate e nessuna finita. E il compratore compulsivo mi chiede, speranzoso: "cosa c'è per pranzo?" "Pane e formaggio" gli ho risposto io; "Ma come, con tutto questo ben di dio?" . Il problema è che il bendidio da solo non si cuoce. Allora, siccome sono un tipo pacifista, invece di seguire il primo impulso e scagliargli contro, che so, una pentola o almeno un coperchio, ho pensato di predisporre il formaggio in modo un po' più intrigante:


La ricetta è semplicissima: 
Ingredienti
2 cespi di indivia belga
200 grammi di ricotta
150 grammi di formaggio light alle erbette
gherigli di noce
sale q.b

Procedimento
Frullate delicatamente i formaggi con un po' di sale e disponeteli sulle foglie di indivia lavata e sgocciolata. Io l'ho messa con una sac- a poche: si fa presto e fa più figura. Decorate con dei gherigli di noce.
Meglio del solito pane e formaggino forse è...

lunedì 23 febbraio 2015

delle lettere molto gradite


Oh Happymail!

Ecco cosa mi è arrivato!!! Era da tempo immemorabile che non ricevevo una lettera di carta, nel senso di quelle scritte a mano,  che uno gradisce, e non verbali di multe o estratti conti bancari dove torna sempre tutto a pro loro (loro le banche, intendo). Lettere da ammirare già da fuori, da aprire con emozione e da assaporare con calma. A dire il vero sono arrivate già la scorsa settimana, e viaggiano già da un po' perché il postino qui da noi è ben lungi non solo da suonare due volte, ma anche dal passare mezza volta... Beh, comunque ora ci sono, sono mie! Adesso sono in barchetta per ricambiare. Ho le idee chiare, qualcosa ho già cominciato, ma con i miei tempi geologici non so quando finirò. Intanto stasera, prometto, mi ci applico un po'. Per adesso godetevi queste bellezze: sono di Federica del blog "Melancolia"; di Francesca del blog "La mia terza gravidanza" e di Laura del blog "Grani di pepe". Bellissime, no?




Ecco le letterine!!!




da parte di Federica


da parte di Francesca e Mattia

                                           

                                                                           da parte di Laura

Prima o poi mostrerò anche quello che sarò in grado di fare io, non disperate. Anche se, premetto, difficilmente arriverò a tanto... Un abbraccio a tutte/i

domenica 22 febbraio 2015

biscotti a scacchi, quasi un tutorial

Questi biscottini sono piuttosto laboriosi, ma decisamente rendono molto. Non certo grazie alle mie foto, scarse sempre, inguardabili addirittura da quando il cavetto di ricarica della Nikon ci ha lasciati. La macchinina fotografica di Niccolò non è all'altezza della situazione. Però spero che ci crediate sulla parola. E, in compenso, sono spiegati molto bene - speriamo- passo dopo passo. Contiamo così di farci perdonare sia le pessime immagini che la pazienza che vi costerà realizzare questi biscotti.


Ingredienti per circa 50 biscotti 
325 grammi di farina
150 grammi di burro
150 grammi di zucchero a velo
3 tuorli d'uovo
1 albume
colorante alimentare rosso
mompariglia rossa


Procedimento
Montate il burro per 10 minuti,


aggiungete lo zucchero a velo

Amalgamate finchè la massa non risulta omogenea. Aggiungete quindi i tuorli d'uovo.


Dividete in due l'impasto. Unite a metà impasto il colorante alimentare. Ricavate da entrambi gli impasti due parallelebipedi che metterete in frigo avvolta nel cellophane, almeno per mezz'ora.


Estraete dal frigo le mattonelle di impasto e ricavatene delle strisce, o meglio altri parallelebipedi a faccia quadrata e sovrapponeteli in questo modo: 


Riavvolgete nel cellophane per un'altra mezz'ora e tagliate in fette regolari.

Mettete su una teglia coperta di carta da forno distanziati. Infornate a 150° per 10 minuti, ma sorvegliate attentamente il forno. 


Con questa ricetta partecipiamo al contest:





sabato 21 febbraio 2015

Pan di Spagna semplificato per una torta non semplificata

Questa torta fa parte delle opere che Viola ha fatto e che non ha ancora trovato posto nel blog. Purtroppo di tante cose si è persa la memoria, o perché Viola non ha avuto il tempo di fare le foto o per aver ecceduto nel dare credito agli amici destinatari dei regali gastronomico- pasticceri. Al "mi raccomando, fai tante foto!"  nessuno risponde un veritiero "Scordatelo! La torta me l'hai fatta, è mia, io penso solo a mangiarmela!". In questo caso, forse, anche Viola potrebbe attrezzarsi. Invece tutti ti rispondono: "Foto? Vedrai, ne farò un milione!" Io vorrei sapere perché, nell'epoca in cui si condivide anche la cosa più banale, i nostri amici/parenti/conoscenti non riescono mai a rinviarci le foto delle nostre torte!

Per fortuna di questa è rimasta almeno questa foto; sarebbe stato un vero peccato che si fosse dissolta nel nulla!


Per la ricetta in sequenza, invece, vi rimandiamo a quella che abbiamo già pubblicato, vi dovesse servire.
Pan di Spagna semplificato (per uno stampo da 28 cm, che sono veramente tanti; per una torta "normale" vi conviene dividere per 3)
Ingredienti 
15 uova
1 kg di zucchero
1 kg di farina
3 decilitri di latte
20 grammi di lievito in polvere
il succo di  mezzo limone

 Procedimento
Montate a neve gli albumi con metà dello zucchero e battete i tuorli con l'altra metà, in modo da ottenere un composto cremoso e soffice.
Aggiungete al composto di tuorli e zucchero la farina setacciata con il lievito e il latte. Quando questo composto sarà perfettamente amalgamato unite gli albumi montati a neve ferma, in modo molto delicato affinché tutto l'impasto non smonti.
Versate nella tortiera e fate cuocere a 170° per 30 minuti. 

Lasciate raffreddare, anzi, se potete, preparate il pan di Spagna il giorno prima, in modo che il dolce abbia la consistenza giusta per un taglio perfetto. Copritelo una vota raffreddato con un contenitore di plastica ma non sigillatelo: soprattutto se il clima è caldo- umido la muffa è in agguato!
Affettate il pan di Spagna e bagnate gli strati; noi abbiamo usato una bagna analcolica alla vaniglia, ottenuta facendo bollire una stecca di vaniglia in mezzo litro d'acqua per 10 minuti e poi sciogliendovi 200 grammi di zucchero semolato. Lasciate raffreddare la miscela e spruzzate sulla torta. 
Quindi spalmate gli strati di crema.

Crema chantilly (qui non dividete: al limite pensate a quei bignè solitari che giacciono in dispensa da due settimane...)
4 tuorli
100 grammi di zucchero
50 grammi di farina
mezzo litro di latte
300 grammi di  panna montata zuccherata

Procedimento
  • Mescolate i tuorli con lo zucchero e poco latte; mettete intanto a scaldare il resto del latte.
  • Aggiungete alla miscela la farina setacciata
  • Aggiungete il restante latte tolto dal fuoco continuando a mescolare
  • Fate bollire a fuoco dolcissimo per almeno due minuti, senza mai smettere di mescolare. 
  •  Togliete dal fuoco e fate raffreddare, ricordandovi di mescolare di tanto in tanto per non far venire la pellicina sopra alla preparazione.
  • Lasciar raffreddare la crema e aggiungere delicatamente la panna montata zuccherata

Una volta assemblata la torta "stuccatela" con la crema al burro. Non fa impazzire proprio tutti, ma non c'è niente di meglio per trattenere la pasta di zucchero. Sta a voi cercare di fare lo strato di crema il meno spesso possibile.
Crema al burro al caramello.
Ingredienti 
400 grammi di burro
400 grammi di zucchero a velo
100 grammi di caramello pronto
Procedimento
Portate il burro alla consistenza "a pomata" e amalgamatelo con lo zucchero a velo setacciato. Quindi, a filo, unite il caramello.
Il segreto per spalmare bene la crema al burro è nel riportarla alla consistenza "a pomata", ovvero abbastanza consistente ma non troppo (vale il metodo dell'impronta), e nel possedere un bel vassoio girevole: il nostro proviene dall'Ikea e originariamente lo aveva preso il babbo per i formaggi. Ora il formaggio il babbo lo mangia nel piatto, come tutti, perché questo vassoio è mitico per questo compito specifico.


Per questo uso serve anche una spatolina come questa


Tutti gli accorgimenti, e soprattutto la maestria di Viola (onore al merito; io in questa fase faccio la lavapiatti), hanno fatto sì che si giungesse a questo risultato :

mercoledì 18 febbraio 2015

Grassi contro magri: pollo alla cacciatora light and fat

Io vivo, lo avrete capito, perennemente a dieta, e non perché faccia la modella o perché abbia l'ambizione di essere una strafiga. Proprio no. Semplicemente ho un problema: il metabolismo dell'uomo di Neardenthal. Ovvero a risparmio energetico totale. Sull'isola dei famosi sarei una privilegiata. Nella vita normale no. In certe fasi della vita questa mia capacità di assimilare anche l'acqua minerale è stata una fonte di stress inaudita. Soprattutto nell'adolescenza. A quell'epoca, mentre le mie amiche magrissime si facevano laute merende a base di 10 macine 10 inzuppate nella nutella (sapete che detesto citare le marche, ma in questo caso fate conto che sia in analisi e voi siate i miei analisti- e con gli analisti si deve dire tutta la verità fino in fondo), se io ne prendevo una crescevo di mezzo chilo. Non è possibile, direte voi. Vi giuro, possibilissimo. Ho sempre fatto sport, ho sempre avuto una vita piena di impegni, ma niente, il peso era sempre in agguato. L'omeopata che seguiva i miei figli, quando erano piccoli, mi chiese se avevo preso vitamine e ricostituenti, da bambina, una volta che le spiegai il mio problema. Le risposi che sì, in quantità industriali, per bocca, per iniezione e per fortuna di metodi di somministrazione non ne avevano inventati altri, altrimenti di certo mia madre li avrebbe usati... "Ecco ecco..." disse la dottoressa. Nell'intento di far bene mia madre mi aveva condannato all'effetto doping. Dunque una muscolatura supersviluppata e una tendenza ad assimilare anche l'aria e trasformarla in essere umano. Tutto per largo, mai più per lungo dai dodici anni in poi. Ora, non è che io sia deforme. Direi che tutto sommato ho imparato ad accettarmi. Ma la mia "normalità" mi costa uno sforzo costante e quotidiano. Devo dire che la celiachia, che ho scoperto dopo i trent'anni, mi "aiuta" parecchio, perché tutte le tentazioni cui chiunque è soggetto nell'arco della giornata per me sono comunque intoccabili. Per non cadere preda di fissazioni pericolose o disturbi alimentari, ho scoperto, anche grazie ad una dietologa intelligente, la passione per la cucina. Rendere appassionante 50 grammi di pasta non è un'impresa semplice. Ma se quei cinquanta grammi di pasta sono davvero appassionanti allora sono anche gratificanti, e non mortificanti come la fettina in gratella che ricorda la scarpa di Charlot in "La febbre dell'oro". 
Seguendo questa logica ho provato a fare le ricette classiche risparmiando calorie, grazie anche ad una strumentazione adeguata, nel mio caso pentole di acciaio con doppio fondo di una famosa marca, per le quali ho speso uno sbotto da giovane ma che ho ammortizzato ampiamente nel corso degli anni. La prima ricetta vale se avete le pentole in questione, la seconda se avete una semplice padella.


Ingredienti della ricetta magra
4 pezzi di pollo compresa coscia e sovracoscia
tre coste di sedano
due carote
2 cipolle
1 kg di pomodori maturi
mezzo bicchiere di vino rosso
2 cucchiaiate di dado (noi abbiamo quello bimby) o 1 dado normale
sale q.b.
pepe se volete

Procedimento
Lavate, grattate e tritate grossolanamente le verdure. Separate sedani e carote dalle cipolle.
Fate scaldare bene la pentola a doppio fondo con il suo coperchio e fate soffriggere le verdure ad esclusione delle cipolle,  mescolando continuamente perché non attacchino. Quando carota e sedano avranno preso colore aggiungete le cipolle e soffriggete anch'esse. Togliete le verdure e tenete da parte. Scaldate nuovamente la pentola per qualche secondo e dorate il pollo da tutti i lati per sigillare la carne.
Quando il pollo sarà dorato aggiungete le verdure e sfumate con il vino, sempre a fuoco altro. Sfumato il vino aggiungete il brodo fatto con il dado (ma se avete del brodo vero è anche meglio..) e coprite di liquido per almeno un centimetro la pentola. Incoperchiate e abbassate il fuoco al minimo.
Lavate e fate a tocchetti i pomodori, scoperchiate la pentola e aggiungeteli alla preparazione e aggiustate di sale e pepe. Fate cuocere a fuoco moderato almeno un'ora. Qualora il brodo di cottura si fosse asciugato siate pronte ad aggiungerne ancora. Verificate la cottura, prima di servire, perché sapete che ha troppe variabili, e che, soprattutto, il pollo crudo fa davvero schifo...


Ingredienti della ricetta grassa
4 pezzi di pollo compresa coscia e sovracoscia
mezzo bicchiere di olio evo
tre coste di sedano
due carote
2 cipolle
1 kg di pomodori maturi
mezzo bicchiere di vino rosso
2 cucchiaiate di dado (noi abbiamo quello bimby) o 1 dado normale
sale q.b.
pepe se volete

Procedimento
Lavate, grattate e tritate grossolanamente le verdure. Separate sedani e carote dalle cipolle. Fate scaldare l'olio in una padella ampia e fate soffriggere le verdure ad esclusione delle cipolle, Quando carota e sedano avranno preso colore aggiungete le cipolle e soffriggete anch'esse. Togliete le verdure e tenete da parte. Scaldate nuovamente la padella, aggiungendo olio se necessario e dorate il pollo da tutti i lati per sigillare la carne.
Quando il pollo sarà dorato aggiungete le verdure e sfumate con il vino, a fuoco alto. Sfumato il vino aggiungete il brodo fatto con il dado (ma anche in questo caso se avete del brodo vero è meglio..) e coprite di liquido per almeno un centimetro la pentola. Incoperchiate e abbassate il fuoco al minimo.
Lavate e fate a tocchetti i pomodori, scoperchiate la pentola e aggiungeteli alla preparazione e aggiustate di sale e pepe. Fate cuocere a fuoco moderato almeno un'ora. Qualora il brodo di cottura si fosse asciugato siate pronte ad aggiungerne ancora. Anche in questo caso verificate la cottura prima di servire. Il pollo, anche se ben condito, crudo fa inesorabilmente schifo.


La prova sapore è soddisfacente, ma si sa, chi è abituato al cibo condito e più tradizionale un po' soffre.. 
Per sdrammatizzare vi lascio il video di Meghan Trainor. 

 Pensate, lo ballo anch'io, a Zumba. Forse imparerò qualcosa sull'autoaccetazione, prima o poi... Forse?


                                                                 "All About That Bass"



lunedì 16 febbraio 2015

Mud cake alle pere

Con questa mania delle offerte a casa mia a volte si rimane fregati. Io esco la mattina presto, e spesso mi porto la borsa frigo dotata di mattonelle refrigeranti, così appena posso, tra il lavoro e un altro impegno, ci incastro la spesa. E figuriamoci se mi lascio scappare qualche offerta!  Mio marito, quando ha momenti di buco tra una riunione e l'altra, se passa davanti ad un supermercato va a fare la spesa, perché spendere lo appassiona, anche se l'ho interdetto (quando lo mandavo a fare la spesa ufficiale dilapidava un capitale e comprava cibo per un plotone tutte le volte! Noi siamo solo quattro, e mica Critters, Dio santo!). L'accordo nuovo prevede che compri solo quello che serve strettamente a lui, tipo schiuma da barba o birra, e eventualmente offerte particolarmente vantaggiose, purché non siano barattoli di polpa di granchio ( perché una volta con un tre per due ne ha prese 9, dico 9, e ci è venuta l'intolleranza al granchio!). Viola, al ritorno da scuola, se le viene in mente di fare un dolce va al supermercato, ma se trova un'offerta la compra. Ergo, stavolta a casa mia ci siamo trovati assediati dalle pere! Tempo per una marmellata non ce n'è stato davvero, ed ecco che è nata questa torta, che rivede la mud cake in versione "condita". Questa è stata la prima prova. E' venuta un po' umidina al centro, ma sfornata ieri sera al mio ritorno a casa oggi si era dissolta; ciò mi fa ragionevolmente   presumere che sia venuta accettabile. Io vi consiglio di allungare i tempi di cottura, che io non ho potuto rispettare perché qualcuno non poteva pazientare un minuto di più. 

Ingredienti
125 grammi di burro
200 grammi di zucchero
125 ml di latte intero
100 grammi di cioccolato fondente o al latte (noi il secondo)
50 grammi di cacao amaro in polvere
2 uova
100 grammi di farina 00
1/2 bustina di lievito vanigliato
4 pere di medie dimensioni del tipo che preferite; noi abate, anche perché, appunto, erano in casa

Procedimento
Preriscaldate il forno a 160° e intanto mettete in una pentola antiaderente il burro, lo zucchero, il latte e il cioccolato spezzettato e fate sciogliere a fuoco dolcissimo senza far prendere il bollore. Spengete e lasciate intiepidire. Una volta che il composto si sarà raffreddato trasferitelo in una ciotola o in una planetaria e aggiungete farina miscelata con il lievito e il cacao in polvere e un uovo alla volta. Quando l'amalgama risulterà perfetto versatelo in una teglia foderata con carta da forno o unta di burro. Sbucciate e affettate le pere e tagliatele in otto spicchi ciascuna; adagiate gli spicchi a raggiera sull'impasto e  ponete in forno caldo per un'ora e 15 minuti. Fate comunque la prova stecchino una volta passata l'ora di cottura. Aspettate che la torta si sia raffreddata prima di toglierla dalla teglia. 



Sempre ammesso che tutti i componenti della famiglia ce la facciano a farlo. A casa mia non è successo: se misurate la differenza tra la fetta della torta e lo spicchio vuoto nella teglia vedrete che qualcuno non è riuscito ad aspettare!




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